Storia
Nata quasi per gioco, nel lontano 1965, ma soprattutto per sostenere quella che all’epoca era l’associazione sportiva locale in difficoltà economiche, quando alcuni membri del comitato tra cui anche mio padre Gastone Franci, fautore e memoria storica di questa manifestazione.
Ebbero la brillante idea di inventarsi un sagra paesana e così, seduti ad un tavolo del dopolavoro davanti a un bicchiere di vino rosso, qualcuno se ne uscì con questa frase “ma se a San Martino sul Fiora fanno la sagra dell’agnello perché noi non facciamo quella del cinghiale?” Tra lo sgomento di qualcuno e le risate di qualcun altro, fatto sta che da li a poco la sagra del cinghiale fu fatta davvero.
Pensate che il primo anno furono macellati soltanto cinque cinghiali, ignari di quella che sarebbe stata l’affluenza di visitatori si dovette correre ai ripari in corso d’opera, cercando a destra e a manca capi da abbattere e macellare, tanto furono copiose e inaspettate le presenze per quella che doveva essere una “sagretta" alle prime armi.
Così ebbe inizio il lungo percorso della sagra del cinghiale che ebbe il suo picco di celebrità e presenze a cavallo degli anni ottanta, quando la manifestazione culinaria veniva ancora svolta proprio sotto le mura che proteggono il paesello, nella suggestiva e interminabile veduta di piazza belvedere, con uno stand gastronomico costruito appositamente per l’evento dove si potevano degustare piatti tipici della tradizione in una cornice che riportava alla mente sensazioni di altri luoghi e di altri tempi.
Ricordo quel periodo, poco più che bambino, aspettavo con ansia la seconda domenica di settembre per vedere il mio paesello trasformarsi in un tripudio di colori e folclore: e bancarelle lungo le impervie vie del centro storico, le scorribande su e giù per i tavoli dello stand, il profumo dell’acquacotta e del cinghiale alla cacciatora inebriavano i vicoli, era come se per cinque giorni il tempo si fermasse, e poi alla fine a chiederci, ma è già finita? ..e così non vedevamo l'ora che arrivasse l'anno successivo per rivederci qui.
Alla metà degli anni novanta l’evoluzione, vuoi per motivi di ricezione, vuoi per motivi di normative sanitarie, ha voluto che la sagra si spostasse 100 metri più in basso, in una piazza assai più grande e capiente, con adeguate strutture capaci di ospitare più di 1000 persone a sera, anche al coperto riparate da eventuali scherzetti di fine stagione.
Oggi la nostra sagra, che ha raggiunto cifre record di 6.000 coperti in 5 sere, macellando più di 60 capi provenienti dai nostri allevamenti, è un appuntamento imperdibile dell’estate capalbiese, da nord a sud riscuote visite e consensi, tanta la gente legata storicamente a questo evento e così quale migliore occasione per prolungare un po' di ferie estive o come scusa per tornare qualche giorno nella piccola Atene e deliziare il palato, quando l’aria settembrina si fa più fresca e respirabile.
Oggi gli stessi bambini che scorrazzavano per i tavoli degli stand stanno cercando di dare continuità a tutto quello che di buono hanno realizzato i fondatori di questa manifestazione mantenendo intatte tutte le tradizioni che da sempre ci hanno contraddistinto, con lo stesso spirito, la stessa voglia di sentirci unici, perché a Capalbio la sagra del cinghiale è la “sagra”.
Andrea